team
In collaborazione con
Gina Annunziata / Mariano Bauduin / Marina Brancato / Marianna Carbone / Zaira de Vincentiis / Maddalena Marciano / Fabio Montagnaro
Progetti di
Carola Amato / Cristina Bucciaglia / Ilaria Campanile / Emanuela Capasso / Sara Cegna / Flaminia Cioffi / Veronica Costabile / Martina Esposito / Chiara Lettini / Domenico Imperato / Alessandro Martorano / Davide Morreale / Corrado Orefice / Gaetano Romano / Rosalia Shi / Song Rouxuan / Vlad Emilian Luncan
descrizione
La mostra, con l’obiettivo sociale, culturale e progettuale, di porre resistenza al fenomeno involutivo delle città, trasformate sempre di più in paesaggi spaesanti (S. Settis, 2017), affronta il tema dell’impatto ambientale generato dall’industria della moda.
In quest’ottica si propone una mostra che mette insieme “contenuti denuncia” e “traiettorie future”; evidenzia processi produttivi impattanti e allo stesso tempo, propone soluzioni progettuali e produttive innovative che compartecipano alla rifondazione del sistema moda attualmente in corso.
La mostra intende evidenziare l’attitudine del design di proporre visioni critiche e progettuali alle questioni chiave della nostra epoca. Essa, dunque, non esibisce prodotti finiti ma offre ingressi sperimentali, evidenzia criticità e pone domande con l’obiettivo di instaurare dialoghi e creare una comunità coesa di progettisti ispirati dai canoni di progettazione armonica con i paesaggi naturali e antropizzati.
In particolare, la mostra ha tre obiettivi principali:
Sensibilizzare i visitatori/consumatori verso un consumo consapevole della moda;
Disseminare la cultura fashion conscious;
Promuovere nuovi approcci progettuali capaci di innovare i modelli della classica filiera de fashion system.
Dal titolo della mostra “Fashion from destructive to disruptive” si evince la volontà di partecipare alla trasformazione dell’impatto della moda da distruttivo a dirompente.
Dirompente nella proposizione di nuovi canoni progettuali in grado di rimodellarne filiera e fruizione.
La moda, come contenitore complesso di molteplici fenomeni, esibisce sé stessa avvalendosi di diverse competenze creative, di cui la maggior parte sono in seno al modello formativo Accademico. Non a caso, la mostra è frutto del dialogo fra quattro scuole made in ABANA: la Scuola di Fashion Design; la Scuola di Cinema e la Scuola di Costume e la Scuola di Fotografia, nel dialogo tra competenze diverse emerge il possibile scambio e la preziosa contaminazione multidisciplinare che si innesta all’interno della nostra Accademia, fucina di talenti e culla d’innovazione. Nell’esposizione si presentano inoltre alcuni risultati sperimentali ricavati da fanghi prodotti dall’industria della pelle raggiunti dal Dip. di Chimica dell’Università degli Studi di Napoli della Federico II.