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a cura di Mariangela Salvati e Natascia Rezzuti

Visioni metropolitane offre uno scenario delle metamorfosi nelle quali siamo immersi, come esseri viventi e come individui umani. Il cambiamento che racconta è quello urbano, in una visione di metropoli in cui coesistono foreste, tecnologie, mari, monti. Una visione che accoglie tutte le specie viventi, senza distinzioni né discriminazioni, una visione fantastica in cui la metamorfosi approda ad una metropoli ecologica e sostenibile.
In questo scenario convivono distopie ed utopie: punti di vista che si confondono, transitando nella deformazione, considerata come una forma nuova, senza il pregiudizio di uno sguardo stereotipato che etichetta secondo il concetto di distorsione. Forme nuove e diverse si affiancano a quelle conosciute, costruendo nuovi significati.
Il futuro dell’umano è da immaginare non più come stabile e appartenente ad un luogo, ma come una forza libera, che valorizza la comunità locale ma che appartiene alla Terra. Visioni metropolitane restituisce la prospettiva di una cittadinanza terrestre e di una dimensione comunitaria. L’abito non vestirà corpi perfetti appartenenti a categorie di genere ma seguirà le mutazioni instabili indefinite ed irreali del corpo che appartenente all’infinito.
La sfilata mette in scena immaginari ecologici e digitali, attraverso tecniche e forme che provengono dal passato e lo ridefiniscono verso il futuro. Le irregolarità della natura e le sue trasformazioni (Quiet Botany) si accompagnano a indefinibili forme geometriche che ora accolgono quella che non è più difformità (Geometric Shape); Tecniche sperimentali e digitali che generano nuovi modi di fare moda (Digital Couture) coesistono con la tradizione dei ricami (Embroideries) in un intreccio che nella forma in metamorfosi non ha fine né inizio.

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